Lo scrittore narra di un gruppo di amici bizzarri che cercano di varcare il Muro tra gli USA e il Messico. L'idea della trama è nata dopo aver visto un murale del graffitaro Bansky che illustra un bambino nell'atto di scavalcare una barriera. Egli, dunque, vuole scrivere di un mondo dove le barriere vengono distrutte perchè sono delle cose stupide che impediscono alle persone di creare legami di un certo tipo, che isolano.
Noi, in classe, abbiamo discusso insieme della storia, cercando di immaginare il percorso compiuto dall'autore per arrivare a scrivere il libro, e delle sue convinzioni, che poi abbiamo confermato durante l'incontro. In questa occasione noi studenti abbiamo avuto la possibilità di chiarire i dubbi anche riguardo la sua vita e il suo mestiere.
“Per uno scrittore è un’occasione preziosa incontrare i suoi
lettori”: è una frase che ho spesso sentito dire (ripetuta anche da D'Adamo), probabilmente per vedere l'effetto realizzato dallo scritto, ma non l’ho mai
analizzata nel profondo come ora. Secondo me uno scrittore ha dei lettori perché, nonostante tutto, si lasciano trapelare dei dettagli di sé, parola dopo parola: una specie di Pollicino che lascia cadere dei sassolini della sua personalità;
sassolini che chi legge, piano piano raccoglie e, senza accorgersene
propriamente, accorpa nella storia.
Ognuno di noi, quindi, quando legge, in realtà legge una persona che è composta da un carattere, da convinzioni e idee. D'Adamo, però, non ha terminato di raccontare cosa è successo alle vite, per esempio, dei personaggi Coyote o dei due Pedro; perciò ha chiesto a noi di farlo.
Personalmente ritengo che l'incontro sia stato utile perchè ora ho completato il puzzle con i tasselli mancanti di quelle che erano le mie curiosità.
Personalmente ritengo che l'incontro sia stato utile perchè ora ho completato il puzzle con i tasselli mancanti di quelle che erano le mie curiosità.
Sofia, IIIA
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