sabato 28 marzo 2020

#Decameron2.0 // FREEDOM

“La vera felicità è…godere del presente, senza dipendere
ansiosamente dal futuro”.

Tutto iniziò con questa frase trovata fortuitamente in un pacchetto di
bacetti, da una persona comune.

Siamo nel 2080, sto vagando in casa come un cadavere morto senza una
meta da raggiungere, devo ammettere che nella parte del cadavere morto mi ci
ritrovo.

Malinconico osservo la finestra: PIOVE.

Sentendomi chiuso in gabbia come un defunto in una bara, la mia ancora, per
poco presente, memoria mi ha suggerito qualche ricordo: oggi giornata
importante: un ricordo lungo più di un secondo!!

Era il preistorico 2020, quando un individuo, ritenuto comune da tutte le
persone su questo pianeta, mutò in un essere visto solo nei film: uno
ZOMBIE, non sto scherzando, sono più che serio, sono serio come Gilberto,

una mummia egiziana chiusa per l’eternità in una catacomba rinsecchita:
un saluto a GILBERTO!

Bastò un morso. Un morso di un umano a creare quella strage che tutti i
catastrofici chiamano “ La Pandemia Globale”.

Le scuole chiusero, le palestre si spensero e i genitori non avevano la più
la minima scusa per allontanarsi dai propri figli, con dovuto rispetto verso quei
piccoli esseri.

Iniziò con una persona, poi con due, poi con tre e poi vi lascio immaginare;
non ho tutto il tempo di scrivere trentatremila e passa numeri.

Fu un episodio orribile, terrificante come quando nei sogni ti ritrovi un
morto che resuscita dalla tomba con il solo scopo di gustarsi il tuo cervello:
adesso che ci penso, la mia voglia di sbranare un umano si sta espandendo e sta
diventando un'ossessione.

Ero ancora io, ero ancora vivo, avete presente quando si dice pelle, ossa e
cuore; ecco io sono pelle, ossa e basta, non per spaventarvi.

Come tutti i ragazzi e adulti avevo paura, avevo il timore di perdere un
mio caro, giusto per essere ottimisti, avevo voglia di vedere i miei
amici - dal tanto ero impaurito! - che mi era tornata la voglia di andare a
scuola.

Quando tutto ciò iniziò ero ancora giovane, ero un comune giovane che
voleva divertirsi e avere la libertà che da un momento all’altro gli era stata
tolta per un qualche motivo che faticavo a capire.

Un’intera nazione si stava spegnendo come quando un bimbo con i suoi
capelli spegne le candeline per il suo compleanno...questi sono i video che
quando ero appena nato mio padre mi mostrava!

Al contrario, la mia voglia di mangiare si accendeva ogni secondo.

Oggi non mi ricordo che giorno è, non mi ricordo quanti anni ho e non mi
ricordo nemmeno come ci sono finito in questo posto vecchio come la terra, se
esiste ancora: potrebbe essere che in questo istante io sia su Saturno.

Sono un semplice essere orribile che di tanto in tanto cammina come uno
zombie avanti e indietro, sbattendo addosso ad altre persone.

Sono un semplice essere che ha un'implacabile voglia di annusare l’odore
della terra, di sentire quella sperduta voglia di libertà.

Bene, dopo questo momento tenero che ho ricopiato da un libro, credo...
oppure l’ho letto nella memoria dell’ umano che ho sbranato per pranzo… che confusione...

Spero che quando questo testo verrà stampato la mia vita non sarà ormai
terminata. Qui non abbiamo le stampanti, ma dei veri reperti storici che
impiegano un'eternità per stampare un foglio, devo ammettere che le comprendo:
trovare un foglio, preparare l’inchiostro e disporlo logicamente su di esso non
è un compito da sottovalutare.

Pensandoci, se in un’altra vita mi chiedessero cosa vorrei essere,
sicuramente risponderei una stampante nera brillante “epson”.

All’improvviso sento una voce conosciuta, la voce della nonna che richiama
tutta la famiglia a mangiare quel minimo indispensabile per sopravvivere, mi
tolgo gli occhiali, prendo il mio segnalibro e chiudo il libro, Warm Bodies.

Guardo fuori dalla finestra e noto che c’è il sole, accendo il telefono e
come solito il mio occhio si sofferma sulla notizia che ogni giorno mi comunica
il numero di contagi presenti da un virus implacabile come il campione mondiale
di rugby.

Tiro un sospiro ed esco da quella scena che la mia testa aveva immaginato
leggendo quell'emozionante libro e, fiduciosa, dico che “ANDRÀ TUTTO BENE”.

S.B., 2^A

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